LE FORME DELLA QUARTA DIMENSIONE

         
OPERE METARAZIONALI QUADRIDIMENSIONALI 2007/2015

Penso che sia arrivato il momento di condividere con tutti voi le motivazioni e gli intenti che hanno mosso, in questi ultimi 35 anni, la mia ricerca artistica; descritti in questa mia presentazione del 19-12-2014:

GIOSUE’ MARONGIU
“LE FORME DELLA QUARTA DIMENSIONE”:
(Introduzione di Giosuè Marongiu.)

Il motivo di questa mia sintetica presentazione è quello di cercare di fissare dei punti fermi attraverso i quali rapportarsi in maniera corretta sia alla mia ricerca artistica di questi ultimi 30 anni ma anche con l’Arte Contemporanea in generale. Ripercorreremo quindi insieme le varie fasi che hanno caratterizzato, fin dalla fine dell‘800 ai giorni nostri, la ricerca artistica. La necessità mi porta quindi a dover ritornare indietro nel tempo e, tralasciando l’esperienza Impressionista: (Paul Signac, Eduard Manet, Claude Monet, Vincent Van Gogh e altri), andremmo a prendere in considerazione la corrente “Post Impressionista” 1886 e 1905, (Paul Gauguin, Vincent Van Gogh ed altri). In seno a questo Movimento artistico si sviluppa in Francia intorno al 1885 il Pointillisme o puntinismo. Si può considerare quel momento come il punto di nascita dello studio della Psicologia della Percezione e cioè di come l’occhio umano percepisca le immagini, i colori e l’ambiente che lo circonda. Da quel momento gli artisti iniziano ad avere un approccio più pragmatico e scientifico nei confronti dell’Arte, trasformandosi in veri e propri ricercatori. Infatti nel realizzare un’opera essi accostavano dei puntini o pennellate di colore puro gli uni agli altri, per esempio: alcuni puntini gialli vicino ad alcuni puntini azzurri o alcuni puntini rossi vicino a quelli blu, e ancora alcuni puntini gialli a quelli rossi e così via…, questi puntini o pennellate osservati da una certa distanza si fondevano fra di loro dando origine alla percezione: del verde, del viola e/o dell’arancio e così via… In pratica in quel momento nasceva il Neo-Impressionismo che poneva l’esigenza del rapporto tra Arte e scienza. La pittura del romanticismo volgeva al suo termine, e con essa l’approccio spirituale nei confronti dell’Arte. Infatti nel 1907-1921 si diffonde l’esperienza Cubista dove si tende a NON rappresentare la dimensione interiore e/o spirituale, ma a rappresentare la realtà in maniera assolutamente razionale, con un atteggiamento scientifico e analitico. Il Cubismo in pratica prende spunto dagli oggetti di uso quotidiano, ma non solo, trasportandoli, con tecnica pittorica ma a volte unendo anche il collage, sulla tela, nella loro tridimensionalità, ponendo in evidenza le tre facce dell’oggetto più o meno note. Ora, le nuove conquiste tecnologiche di quel periodo influenzano in maniera sostanziale un nuovo Movimento artistico che si affaccia nel 1909 con Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Giacomo Balla e molti altri artisti: il Futurismo. Con l’avvento dell’aeronautica che fa cambiare la visione prospettica degli uomini, e con la velocità delle automobili e l’animazione del cinema, il punto di vista dell’Arte si trasforma ulteriormente, dando seguito ad una rivoluzione culturale profondissima. La spiritualità e la visione contemplativa dell’Arte è stata sostituita dal pragmatismo che ha anticipato quelle correnti che si sarebbero espresse poi più particolarmente nei nostri tempi: nell’Arte Cinetica, nell’Arte Programmata e nell’Arte Concreta trasformando, quest’ultima, il soggetto nell’oggetto. Chiaramente i punti essenziali rilevanti con i quali si afferma il Futurismo sono praticamente: il Movimento, la Materia in tutte le sue forme e la Tridimensionalità. Questa esperienza così profonda ha dato origine ad uno dei Movimenti che più ci appartiene, almeno in senso cronologico: lo Spazialismo 1946-1958. Con questa nuova ricerca informale attraverso: il gesto; anche quello concettuale, il segno e lo spazio; dal quale sono poi scaturite le correnti dell’Arte Informale e Gestuale (Action Painting): ( JacKson Pollok, Hans Hartung e altri) e quella Concettuale: (Marcel Duchamp, Piero Manzoni e altri), che sono gli elementi fondanti attraverso i quali lo spazialismo si esprime. Questo Movimento, nato da Lucio Fontana nel 1946, vuole rinnovare l’Arte adeguandola alle conquiste scientifiche raggiunte, inserendo una nuova dimensione: quella dello spazio e del tempo, sollecitata dalle nuove teorie sulla relatività di Albert Einstein. In sostanza gli artisti spazialisti intendono fortemente abbandonare le due dimensioni pittoriche per sostituirle con una materia alternativa tridimensionale in grado di staccarsi dalla tela tradizionale; tenendo conto della presa di coscienza dell’esistenza di forze e particelle elettroniche che compongono il mondo dell’infinitamente piccolo, noto come la fisica quantistica, che portarono Lucio Fontana al gesto dei buchi e dei tagli nelle sue tele; distaccando per sempre la vecchia concezione dell’Arte verso una nuova forma d’Arte Spaziale. Nello Spazialismo si dichiara in buona sostanza che i mezzi da usare sono: la luce, la televisione dove lo spazio e il tempo coesistono. Inoltre viene avversato definitivamente il Figurativismo. 
Questa mia prefazione introduttiva vuole dimostrare che non possa esistere una ricerca artistica nel nostro contemporaneo che non tenga conto delle consequenzialità artistiche e temporali durante le quali sono avvenute quelle profonde trasformazioni che ci hanno portato fino ai nostri giorni.
Nel 1997 ho redatto il mio “Manifesto della nuova realtà” (L’Arte è il pensiero) tenendo conto proprio di queste consequenzialità e considerando la sostanziale trasformazione alla quale è stato sottoposto il linguaggio comunicativo contemporaneo; sottolineando le urgenze necessarie in grado di operare quei cambiamenti e quella revisione totale indispensabili alle contingenze sociali della collettività.
Vi esorto a leggere attentamente i Manifesti del Futurismo e dello Spazialismo, per meglio capire come la consequenzialità temporale costante e l’atteggiamento che gli artisti hanno tenuto, nel passare degli anni, indichino unicamente quale sia la strada di ricerca artistica da percorrere, senza ripensamenti, proiettata nel futuro. 
Nel mio lungo percorso pittorico giovanile di formazione, sono approdato, come era giusto che fosse, all’Arte Concreta, Programmata, Costruita; molto congeniale alla mia personalità pragmatica, collaborando per diversi anni con l’Associazione Culturale “Verifica 8+1” di Venezia Mestre, e con l’Associazione “Arte Struttura” di Milano diretta da Anna Canali, con la quale ho partecipato a vari progetti espositivi: “L’arte costruisce l’Europa” ecc… Nel 1990, mi è piaciuto immergermi in una esperienza editoriale, fondando un mensile di Cultura denominato “Sogni”, titolo della testata giornalistica che ho voluto dedicare al grande Akiro Kurosawa, regista per l’appunto del film “Sogni” che usciva proprio in quei mesi. Per la prestampa del mio giornale, mi sono dovuto dotare, in redazione, di un computer; considerato, per allora, una valida work station: un Centris 660 AV, dove AV stava per Audio-Vision (teleconferenze a distanza), e il 660 era la potenza del processore di questo Apple Macintosh; una lentezza spaventosa, che allora appariva una grande velocità, che paragonata ai vari Giga bit dei computer attuali… Con quel computer ho iniziato la mia meravigliosa avventura nella “Computer-Art”. Non poche resistenze trovai avendo la pretesa di poter fare Arte con il Computer; considerata dai più; colleghi artisti in primis e critici d’arte, un’idea molto, molto, molto “discutibile”. Comunque questo nuovo ed entusiasmante mezzo che avevo scoperto e che da poco era diventato di dominio pubblico, anche se ancora molto caro, mi aveva dato modo di espandere, in seguito, la mia ricerca artistica nella multimedialità. Inizialmente, questa mia ricerca visiva si fondava sulle immagini speculari; consequenziale alla mia precedente ricerca delle “Wunderkamere” (Camere delle meraviglie con l’uso di specchi anche Riflettenti), iniziata nel 1987 e durata appunto fino al 1990/91. Questa nuova ricerca sulla simmetria, tanto snobbata allora dalla maggiorparte degli artisti, mi condusse ben presto alla costruzione di immagini geometriche a visione fortemente gestaltica, trasformatesi poi nei più concreti “Autostereogrammi”. Queste immagini mi indicarono chiaramente la via verso la tridimensionalità. Le mie opere geometriche erano state costruite sulle discrepanze delle linee verticali sul piano orizzontale e guardandole in un certo modo svelavano la tridimensionalità delle architetture nascoste: <<si dovevano appunto guardare forzando il nervo ottico, con la tecnica di “strabicamento” per poter agganciare l’effetto tridimensionale>>. Nel 1992 un amico ricercatore del CRS4 di Cagliari, avendo visto una mia mostra “Per un modo diverso di guardare”, mi veniva in soccorso regalandomi un paio di occhialini, molto particolari, appena arrivati dall’America; dall’azienda produttrice che in fase sperimentale li inviava al Centro di Ricerca. Erano i primi occhialini per la visione tridimensionale dei colori “Croma 3D”; non quelli “rosso ciano” per la visione anaglifica delle due immagini affiancate (immagini Anaglifiche). Con questi nuovi occhiali potevo comodamente far visionare le mie opere: frame e video, senza obbligare il visitatore a quel supplizio sul nervo ottico, ma farglieli semplicemente inforcare. In buona sostanza, i colori sono onde elettromagnetiche e si dispongono, davanti ai nostri occhi, in una certa posizione dello spazio, facendoceli percepire secondo una certa distanza spaziale: prima il ROSSO, l’ARANCIONE, il GIALLO, il VERDE, il BLU, l’INDACO e il VIOLETTO e le loro rispettive mezze tinte nelle posizioni intermedie. Da quel momento quelle immagini non erano più “Auto-stereogrammi” ma semplicemente “Stereogrammi 3D”, con l’ausilio degli occhiali. Questi occhiali mi diedero anche la possibilità di costruire le mie variopinte architetture geometriche cromatiche con una precisione assoluta, poiché potevo essere allo stesso tempo operatore e fruitore e poter intervenire continuamente, modificandolo, il progetto visivo. Con l’esperienza acquisita e con la biblioteca di immagini statiche che mi ero costruito, nel 1996, potevo passare alle immagini in movimento realizzando il mio primo lavoro di VIDEO-COMPUTER-ART, infatti, nel 1997 presentavo, perché invitato, il mio primo lavoro di Video-Computer-Art della serie (Speculum Files Movie) dal titolo “Metamorphosis” alla 7th Biennale del Cairo Egitto, nel Padiglione Italia; in compagnia anche di Francesco Clemente, Vincenzo Amato e altri 3 artisti. Anche la colonne sonore dei video sono un mio progetto sonoro di Sound-Art; costruite in sincrono con le animazioni prodotte, campionate e costruite/composte al computer con l’ausilio del noto programma “Cubase”. Il mio secondo video: (Speculum Files Movie 2) dal titolo “The Speculum’s factory” è stato da me realizzato completamente in ambiente 3D; con un programma, per allora ma ancora oggi, assai tosto: “Light Wave”, per l’animazione e la modellazione computerizzata tridimensionale. Questo secondo lavoro di Video-Computer-Art lo presentai nella Galleria d’ Arte “Contemporaneo” del Comune di Venezia-Mestre nel 1999; in occasione della mostra: “8+1=20!”. Nel Settembre del 2007 teorizzavo il mio “Manifesto della Nuova Realtà (L’Arte è il Pensiero)”, con l’intento di cercare di fare il punto in merito ai nuovi linguaggi e le nuove esigenze che andavano velocemente radicandosi nella nuova società contemporanea.
Nel Febbraio del 2011, dopo svariate altre mostre negli anni precedenti, inauguravo la mia Mostra personale “L’Arte come ricerca di Giosuè Marongiu 1990/2010” nella Galleria Consorti di Via Margutta in Roma, presentata dal Professor Luigi Paolo Finizio.
Questo mio lungo percorso di ricerca, estetico e sonoro, non poteva che portarmi chiaramente alla Quadridimensionalità; facendomi indagare sulla teoria Generale della Relatività di Einstein e sulla quarta dimensione dello Spazio-tempo. Il mio nuovo lavoro di Video-Computer-Art “L’Ordine implicito”, nasce da un’ipotesi quantistica avanzata dal Professor David Bohm. Successivamente nascevano le “Opere Cineplastiche Quadridimensionali” “Movimento relativo nei confronti di uno stato di quiete apparente” originate da un pensiero filosofico Cinetico-Plastico teorizzato dal Professor Gabriele Righetto dell’Università di Padova. Questi due lavori li ho presentati in occasione della 54 e 55 Biennale di Venezia; tra gli Eventi Paralleli. 
In conclusione, io penso che non si possa assolutamente prescindere dalla lezione che i grandi Gruppi Artistici di ricerca del passato ci abbiano consegnato, e di aver chiaramente preso atto che senza consequenzialità non possa esistere un futuro di crescita nell’Arte. Prima il Cubismo, poi il Futurismo ed infine lo Spazialismo, e proprio da quest’ultimo grande Gruppo artistico, che l’Arte Contemporanea deve attingere per poter continuare a muoversi e proseguire il proprio cammino verso il futuro. 
Il grande Lucio Fontana, e prima di lui Pablo Picasso ci indicavano la via da percorrere verso la quarta dimensione.

Giosuè Marongiu
Maracalagonis 19-12-2014