Penso che sia
arrivato il momento di condividere con tutti voi le
motivazioni e gli intenti che hanno mosso, in questi
ultimi 35 anni, la mia ricerca artistica; descritti
in questa mia presentazione del 19-12-2014:
GIOSUE’ MARONGIU
“LE FORME DELLA QUARTA DIMENSIONE”:
(Introduzione di Giosuè Marongiu.)
Il motivo di questa mia sintetica
presentazione è quello di cercare di fissare dei
punti fermi attraverso i quali rapportarsi in
maniera corretta sia alla mia ricerca artistica di
questi ultimi 30 anni ma anche con l’Arte
Contemporanea in generale. Ripercorreremo quindi
insieme le varie fasi che hanno caratterizzato, fin
dalla fine dell‘800 ai giorni nostri, la ricerca
artistica. La necessità mi porta quindi a dover
ritornare indietro nel tempo e, tralasciando
l’esperienza Impressionista: (Paul Signac, Eduard
Manet, Claude Monet, Vincent Van Gogh e altri),
andremmo a prendere in considerazione la corrente
“Post Impressionista” 1886 e 1905, (Paul Gauguin,
Vincent Van Gogh ed altri). In seno a questo
Movimento artistico si sviluppa in Francia intorno
al 1885 il Pointillisme o puntinismo. Si può
considerare quel momento come il punto di nascita
dello studio della Psicologia della Percezione e
cioè di come l’occhio umano percepisca le immagini,
i colori e l’ambiente che lo circonda. Da quel
momento gli artisti iniziano ad avere un approccio
più pragmatico e scientifico nei confronti
dell’Arte, trasformandosi in veri e propri
ricercatori. Infatti nel realizzare un’opera essi
accostavano dei puntini o pennellate di colore puro
gli uni agli altri, per esempio: alcuni puntini
gialli vicino ad alcuni puntini azzurri o alcuni
puntini rossi vicino a quelli blu, e ancora alcuni
puntini gialli a quelli rossi e così via…, questi
puntini o pennellate osservati da una certa distanza
si fondevano fra di loro dando origine alla
percezione: del verde, del viola e/o dell’arancio e
così via… In pratica in quel momento nasceva il
Neo-Impressionismo che poneva l’esigenza del
rapporto tra Arte e scienza. La pittura del
romanticismo volgeva al suo termine, e con essa
l’approccio spirituale nei confronti dell’Arte.
Infatti nel 1907-1921 si diffonde l’esperienza
Cubista dove si tende a NON rappresentare la
dimensione interiore e/o spirituale, ma a
rappresentare la realtà in maniera assolutamente
razionale, con un atteggiamento scientifico e
analitico. Il Cubismo in pratica prende spunto dagli
oggetti di uso quotidiano, ma non solo,
trasportandoli, con tecnica pittorica ma a volte
unendo anche il collage, sulla tela, nella loro
tridimensionalità, ponendo in evidenza le tre facce
dell’oggetto più o meno note. Ora, le nuove
conquiste tecnologiche di quel periodo influenzano
in maniera sostanziale un nuovo Movimento artistico
che si affaccia nel 1909 con Tommaso Marinetti,
Umberto Boccioni, Giacomo Balla e molti altri
artisti: il Futurismo. Con l’avvento
dell’aeronautica che fa cambiare la visione
prospettica degli uomini, e con la velocità delle
automobili e l’animazione del cinema, il punto di
vista dell’Arte si trasforma ulteriormente, dando
seguito ad una rivoluzione culturale profondissima.
La spiritualità e la visione contemplativa dell’Arte
è stata sostituita dal pragmatismo che ha anticipato
quelle correnti che si sarebbero espresse poi più
particolarmente nei nostri tempi: nell’Arte
Cinetica, nell’Arte Programmata e nell’Arte Concreta
trasformando, quest’ultima, il soggetto
nell’oggetto. Chiaramente i punti essenziali
rilevanti con i quali si afferma il Futurismo sono
praticamente: il Movimento, la Materia in tutte le
sue forme e la Tridimensionalità. Questa esperienza
così profonda ha dato origine ad uno dei Movimenti
che più ci appartiene, almeno in senso cronologico:
lo Spazialismo 1946-1958. Con questa nuova ricerca
informale attraverso: il gesto; anche quello
concettuale, il segno e lo spazio; dal quale sono
poi scaturite le correnti dell’Arte Informale e
Gestuale (Action Painting): ( JacKson Pollok, Hans
Hartung e altri) e quella Concettuale: (Marcel
Duchamp, Piero Manzoni e altri), che sono gli
elementi fondanti attraverso i quali lo spazialismo
si esprime. Questo Movimento, nato da Lucio Fontana
nel 1946, vuole rinnovare l’Arte adeguandola alle
conquiste scientifiche raggiunte, inserendo una
nuova dimensione: quella dello spazio e del tempo,
sollecitata dalle nuove teorie sulla relatività di
Albert Einstein. In sostanza gli artisti spazialisti
intendono fortemente abbandonare le due dimensioni
pittoriche per sostituirle con una materia
alternativa tridimensionale in grado di staccarsi
dalla tela tradizionale; tenendo conto della presa
di coscienza dell’esistenza di forze e particelle
elettroniche che compongono il mondo
dell’infinitamente piccolo, noto come la fisica
quantistica, che portarono Lucio Fontana al gesto
dei buchi e dei tagli nelle sue tele; distaccando
per sempre la vecchia concezione dell’Arte verso una
nuova forma d’Arte Spaziale. Nello Spazialismo si
dichiara in buona sostanza che i mezzi da usare
sono: la luce, la televisione dove lo spazio e il
tempo coesistono. Inoltre viene avversato
definitivamente il Figurativismo.
Questa mia prefazione introduttiva vuole dimostrare
che non possa esistere una ricerca artistica nel
nostro contemporaneo che non tenga conto delle
consequenzialità artistiche e temporali durante le
quali sono avvenute quelle profonde trasformazioni
che ci hanno portato fino ai nostri giorni.
Nel 1997 ho redatto il mio “Manifesto della nuova
realtà” (L’Arte è il pensiero) tenendo conto proprio
di queste consequenzialità e considerando la
sostanziale trasformazione alla quale è stato
sottoposto il linguaggio comunicativo contemporaneo;
sottolineando le urgenze necessarie in grado di
operare quei cambiamenti e quella revisione totale
indispensabili alle contingenze sociali della
collettività.
Vi esorto a leggere attentamente i Manifesti del
Futurismo e dello Spazialismo, per meglio capire
come la consequenzialità temporale costante e
l’atteggiamento che gli artisti hanno tenuto, nel
passare degli anni, indichino unicamente quale sia
la strada di ricerca artistica da percorrere, senza
ripensamenti, proiettata nel futuro.
Nel mio lungo percorso pittorico giovanile di
formazione, sono approdato, come era giusto che
fosse, all’Arte Concreta, Programmata, Costruita;
molto congeniale alla mia personalità pragmatica,
collaborando per diversi anni con l’Associazione
Culturale “Verifica 8+1” di Venezia Mestre, e con
l’Associazione “Arte Struttura” di Milano diretta da
Anna Canali, con la quale ho partecipato a vari
progetti espositivi: “L’arte costruisce l’Europa”
ecc… Nel 1990, mi è piaciuto immergermi in una
esperienza editoriale, fondando un mensile di
Cultura denominato “Sogni”, titolo della testata
giornalistica che ho voluto dedicare al grande Akiro
Kurosawa, regista per l’appunto del film “Sogni” che
usciva proprio in quei mesi. Per la prestampa del
mio giornale, mi sono dovuto dotare, in redazione,
di un computer; considerato, per allora, una valida
work station: un Centris 660 AV, dove AV stava per
Audio-Vision (teleconferenze a distanza), e il 660
era la potenza del processore di questo Apple
Macintosh; una lentezza spaventosa, che allora
appariva una grande velocità, che paragonata ai vari
Giga bit dei computer attuali… Con quel computer ho
iniziato la mia meravigliosa avventura nella
“Computer-Art”. Non poche resistenze trovai avendo
la pretesa di poter fare Arte con il Computer;
considerata dai più; colleghi artisti in primis e
critici d’arte, un’idea molto, molto, molto
“discutibile”. Comunque questo nuovo ed
entusiasmante mezzo che avevo scoperto e che da poco
era diventato di dominio pubblico, anche se ancora
molto caro, mi aveva dato modo di espandere, in
seguito, la mia ricerca artistica nella
multimedialità. Inizialmente, questa mia ricerca
visiva si fondava sulle immagini speculari;
consequenziale alla mia precedente ricerca delle
“Wunderkamere” (Camere delle meraviglie con l’uso di
specchi anche Riflettenti), iniziata nel 1987 e
durata appunto fino al 1990/91. Questa nuova ricerca
sulla simmetria, tanto snobbata allora dalla
maggiorparte degli artisti, mi condusse ben presto
alla costruzione di immagini geometriche a visione
fortemente gestaltica, trasformatesi poi nei più
concreti “Autostereogrammi”. Queste immagini mi
indicarono chiaramente la via verso la
tridimensionalità. Le mie opere geometriche erano
state costruite sulle discrepanze delle linee
verticali sul piano orizzontale e guardandole in un
certo modo svelavano la tridimensionalità delle
architetture nascoste: <<si dovevano appunto
guardare forzando il nervo ottico, con la tecnica di
“strabicamento” per poter agganciare l’effetto
tridimensionale>>. Nel 1992 un amico ricercatore del
CRS4 di Cagliari, avendo visto una mia mostra “Per
un modo diverso di guardare”, mi veniva in soccorso
regalandomi un paio di occhialini, molto
particolari, appena arrivati dall’America;
dall’azienda produttrice che in fase sperimentale li
inviava al Centro di Ricerca. Erano i primi
occhialini per la visione tridimensionale dei colori
“Croma 3D”; non quelli “rosso ciano” per la visione
anaglifica delle due immagini affiancate (immagini
Anaglifiche). Con questi nuovi occhiali potevo
comodamente far visionare le mie opere: frame e
video, senza obbligare il visitatore a quel
supplizio sul nervo ottico, ma farglieli
semplicemente inforcare. In buona sostanza, i colori
sono onde elettromagnetiche e si dispongono, davanti
ai nostri occhi, in una certa posizione dello
spazio, facendoceli percepire secondo una certa
distanza spaziale: prima il ROSSO, l’ARANCIONE, il
GIALLO, il VERDE, il BLU, l’INDACO e il VIOLETTO e
le loro rispettive mezze tinte nelle posizioni
intermedie. Da quel momento quelle immagini non
erano più “Auto-stereogrammi” ma semplicemente
“Stereogrammi 3D”, con l’ausilio degli occhiali.
Questi occhiali mi diedero anche la possibilità di
costruire le mie variopinte architetture geometriche
cromatiche con una precisione assoluta, poiché
potevo essere allo stesso tempo operatore e fruitore
e poter intervenire continuamente, modificandolo, il
progetto visivo. Con l’esperienza acquisita e con la
biblioteca di immagini statiche che mi ero
costruito, nel 1996, potevo passare alle immagini in
movimento realizzando il mio primo lavoro di
VIDEO-COMPUTER-ART, infatti, nel 1997 presentavo,
perché invitato, il mio primo lavoro di
Video-Computer-Art della serie (Speculum Files
Movie) dal titolo “Metamorphosis” alla 7th Biennale
del Cairo Egitto, nel Padiglione Italia; in
compagnia anche di Francesco Clemente, Vincenzo
Amato e altri 3 artisti. Anche la colonne sonore dei
video sono un mio progetto sonoro di Sound-Art;
costruite in sincrono con le animazioni prodotte,
campionate e costruite/composte al computer con
l’ausilio del noto programma “Cubase”. Il mio
secondo video: (Speculum Files Movie 2) dal titolo
“The Speculum’s factory” è stato da me realizzato
completamente in ambiente 3D; con un programma, per
allora ma ancora oggi, assai tosto: “Light Wave”,
per l’animazione e la modellazione computerizzata
tridimensionale. Questo secondo lavoro di
Video-Computer-Art lo presentai nella Galleria d’
Arte “Contemporaneo” del Comune di Venezia-Mestre
nel 1999; in occasione della mostra: “8+1=20!”. Nel
Settembre del 2007 teorizzavo il mio “Manifesto
della Nuova Realtà (L’Arte è il Pensiero)”, con
l’intento di cercare di fare il punto in merito ai
nuovi linguaggi e le nuove esigenze che andavano
velocemente radicandosi nella nuova società
contemporanea.
Nel Febbraio del 2011, dopo svariate altre mostre
negli anni precedenti, inauguravo la mia Mostra
personale “L’Arte come ricerca di Giosuè Marongiu
1990/2010” nella Galleria Consorti di Via Margutta
in Roma, presentata dal Professor Luigi Paolo
Finizio.
Questo mio lungo percorso di ricerca, estetico e
sonoro, non poteva che portarmi chiaramente alla
Quadridimensionalità; facendomi indagare sulla
teoria Generale della Relatività di Einstein e sulla
quarta dimensione dello Spazio-tempo. Il mio nuovo
lavoro di Video-Computer-Art “L’Ordine implicito”,
nasce da un’ipotesi quantistica avanzata dal
Professor David Bohm. Successivamente nascevano le
“Opere Cineplastiche Quadridimensionali” “Movimento
relativo nei confronti di uno stato di quiete
apparente” originate da un pensiero filosofico
Cinetico-Plastico teorizzato dal Professor Gabriele
Righetto dell’Università di Padova. Questi due
lavori li ho presentati in occasione della 54 e 55
Biennale di Venezia; tra gli Eventi Paralleli.
In conclusione, io penso che non si possa
assolutamente prescindere dalla lezione che i grandi
Gruppi Artistici di ricerca del passato ci abbiano
consegnato, e di aver chiaramente preso atto che
senza consequenzialità non possa esistere un futuro
di crescita nell’Arte. Prima il Cubismo, poi il
Futurismo ed infine lo Spazialismo, e proprio da
quest’ultimo grande Gruppo artistico, che l’Arte
Contemporanea deve attingere per poter continuare a
muoversi e proseguire il proprio cammino verso il
futuro.
Il grande Lucio Fontana, e prima di lui Pablo
Picasso ci indicavano la via da percorrere verso la
quarta dimensione.
Giosuè
Marongiu
Maracalagonis 19-12-2014